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Tutela dei diritti umani davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo.

Lo Studio Legale Carozza al Training Seminar organizzato dall’EIUC.

L’European Inter-University of Human Rights and Democratisation (EIUC) è un centro di eccellenza interdisciplinare, con sede a Venezia, al quale partecipano 41 università di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. La mission dell’EIUC si concreta nella promozione di alto livello ed interdisciplinare della educazione, ricerca, formazione e cultura dei diritti umani, nella comprensione condivisa dei diritti umani e della democrazia.

Nell’ambito di tale mission, dal 18 al 20 marzo 2016 la collaboratrice dello Studio legale Carozza, l’avv. Mariella Fiorentino ha partecipato al Training Seminar organizzato dall’EIUC sulla tutela dei diritti umani davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, con l’obiettivo di formare avvocati, giudici e operatori del diritto italiani sui meccanismi di protezione dei diritti fondamentali previsti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e sul valore che la giurisprudenza CEDU riveste per l’ordinamento nazionale.

La Corte EDU ha sviluppato una giurisprudenza rilevante su quelli che possono chiamarsi “diritti sociali”. Il precedente più citato è il caso Airey, ove la Corte ebbe modo di affermare che, <>.

Parlare della tutela giurisdizionale dei diritti fondamentali dei lavoratori nell’ordinamento dell’UE significa fare riferimento principalmente alle seguenti norme: l’art. 4, recante “Proibizione della schiavitù del lavoro forzato”; l’art. 14, recante ”Divieto di discriminazione” e l’art.1, riguardante la “Protezione della proprietà”. In disparte l’art. 6 della Convenzione, relativo al “giusto processo”, di portata più generale e richiamato nelle pronunce in materia di tutela del diritto del lavoro.

L’art. 1 della Carta che regola il valore della dignità umana, che include anche la dignità professionale, e l’art. 15 che tutela la libertà professionale come diritto inviolabile nell’ambito dell’espressione del valore della libertà. Tali principi comunitari sono stati richiamati nella sentenza della Cassazione 2352/2010, in materia di ingiusto demansionamento di un lavoratore da parte del datore di lavoro lesiva della dignità umana e professionale.

Sotto il profilo della Tutela del diritto patrimoniale rientrante nelle tutele del diritto di proprietà, con la sentenza “Agrati + altri c/Italia del 7.06.11, la Cedu ha affermato che il pregiudizio alla progressione di carriera, determinatosi in danno del personale ATA, una volta transitato nei ruoli dello Stato, è stato individuato come “onere eccessivo e anormale” ed una “violazione del diritto di proprietà”, assimilando nell’ambito di tale diritto i diritti patrimoniali dei lavoratori. In seguito a tale sentenza i giudici italiani stanno disapplicando la normativa interna a favore dell’affermazione dei menzionati principi comunitari.

Altro diritto tutelato dalla CEDU è quello delle libertà sindacali, riconducibile all’art. 11 della Convenzione: il diritto di formare un sindacato e di associarsi (cfr. Tum Haber Sen et Cinar C/ Turchie nr.28602/95, CEDH 2996); il diritto di un sindacato di cercare di convincere il datore di lavoro per ascoltare cosa ha da dire a nome dei suoi iscritti (cfr. Wilson, Sindacato nazionale dei giornalisti e a. § 44).

Altri diritti in materia di tutela dei lavoratori vengono, poi, spesso in rilevo davanti alla Corte EDU con riferimento al divieto di discriminazione anche per questioni di salute nel posto di lavoro (artt. 8 e 14 CEDU).

Le sentenze della Corte hanno notevole importanza a tutela del lavoro in virtù della loro efficacia plurima: esse, infatti, costituiscono “res iudicata”, ossia autorità di cosa giudicata e forza obbligatoria tra le parti e devono essere eseguite; e hanno valore di “res interpretata”, nel senso che impongono un vincolo agli Stati membri di uniformarsi alla giurisprudenza di Strasburgo, anche se trattate in controversie nelle quali essi non sono stati parte.

4 aprile 2016

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