
Demansionamento riconosciuto come malattia professionale
Tribunale di Santa Maria CV, sentenza n. 747 del 2014.
La Filiale di Poste Italiane SPA di Caserta era divenuta l'ambiente nocivo che aveva fatto ammalare un dipendente con funzioni direttive che, probabilmente a seguito di un'azione per comportamento antisindacale che lo aveva visto vittorioso nei confronti dell'azienda, è stato fatto scivolare nel 2001 da mansioni di responsabile del servizio sportelli a quelle di dattilografia e archivista.
Il lavoratore, assistito dal giuslavorista Domenico Carozza, ha promosso un ricorso al giudice del lavoro presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere perché gli venisse riconosciuto lo stato di malattia professionale e con esso i benefici economici previsti dalla legge.
Sette anni di impegno e, con una sentenza di pochi giorni fa, destinata a rivoluzionare il panorama della giurisprudenza in materia, il giudice del lavoro dottoressa Rosa Del Prete ha ritenuto che anche una disfunzione organizzativa del lavoro consistente nel demansionamento del lavoratore può essere riconosciuta come malattia professionale. Non soltanto si punisce il datore di lavoro per aver posto in essere una condotta dequalificante del lavoratore, condannandolo al pagamento del risarcimento del danno, ma si amplia, nei fatti, il campo dei fattori che consentono di ottenere ristori dall'INAIL.
Si è trattato di un'iniziativa innovativa nel panorama degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. E il risultato ottenuto, che il demansionamento possa essere considerato origine di una malattia professionale contratta sul posto di lavoro, è di straordinaria importanza anche per i giudizi futuri e per altre iniziative a tutela dei lavoratori.
03/03/2014